Girare un film-convalescenza, come dalla parte del misfatto: una lettera da Taormina che doveva arrivare e non è più arrivata diventa la possibilità di tradurne in cinema il viaggio mai fatto, il movimento di macchina che ne testimonia i deragliamenti e gli sbandi, gli incontri e le estremità.

Così, quella che era la scoperta di una stampa di Wilhelm von Gloeden si confonde con la biografia incarnata di tutti i corpi possibili che le gravitano intorno, ridati come fonte di luce (anche attraverso il trapasso del filtro e del proiettore, di un digitale restituito alla materia).

 

Tutto qui, allora, quel che (ne) è e quel che (ne) è stato: una lettera d'amore dispersa e le luci visibili attorno.

 

(il manifesto è una rielaborazione di una foto di Wilhelm von Gloeden)